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Il grazie al valore e il valore del grazie

Cicerone affermava fosse la più grande virtù e la madre di tutte le altre.
Per Aristotele invecchia presto.
Secondo Tacito è un fardello perché gli uomini preferiscono restituire un torto piuttosto che un favore.

Stiamo parlando della gratitudine.

Su questo tema ci sono i pareri più discordanti: c’è chi pensa sia fondamentale nella propria vita e chi la ritiene un concetto da evitare, troppo new-age. Non siamo qui per decretare la visione corretta, che naturalmente non esiste, quanto per guardare da vicino di cosa si tratta e perché può esserti utile.

Per farlo partiamo dall’etimologia della parola.


Gratitudine, dal latino gratitúdinem  che deriva a sua volta da gratus, ovvero riconoscente. Riconoscente è il participio presente di riconoscere, verbo che deriva dal latino re, che significa di nuovo, e cognòscere, che significa conoscere, come forse avrai intuito.


La gratitudine è dunque l’atteggiamento di chi conosce di nuovo il valore di qualcosa di cui ha già già avuto esperienza.


Da questa analisi raccogliamo due elementi che ci servono costruire la nostra definizione: il primo è che per essere grati è fondamentale conoscere il valore di qualcosa, il secondo è che per provare gratitudine è importante saperlo conoscere di nuovo e di nuovo ancora.
Ecco spiegato il motivo per cui parlando di gratitudine, possiamo aver sentito frasi del tipo: “sii grato di essere vivo”. Perché la tua vita, per esempio, è qualcosa di valore, tanto evidente che puoi dimenticarti della sua importanza che non va solo conosciuta, ma riconosciuta giorno dopo giorno.
In questo senso la gratitudine può essere un concetto molto meno spirituale e mistico di quanto si possa credere: è semplicemente avere consapevolezza di ciò che per te vale, avendola anche nei confronti di ciò che hai sempre e che rischi di dare per scontato.

Ora che abbiamo costruito, magari arricchito o semplicemente confermato la tua definizione di gratitudine, scopriamo perché ti può essere utile.
Più di vent’anni di ricerche scientifiche hanno dimostrato che essere grati può portare numerosi tipi di benefici: da quello cerebrale a quello fisico, dal benessere psicologico all’efficacia in ambito lavorativo. 

Robert Emmons dell’University of California ha dimostrato che la gratitudine riduce del 23% i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e che ha un effetto antidepressivo e antipertensivo.


L’Istituto nazionale di sanità (NHI) degli Stati Uniti ha rilevato che la gratitudine attiva l’ipotalamo, una zona del cervello associata alla regolazione dell’appetito, del sonno, del metabolismo e della temperatura.


Una ricerca scientifica pubblicata su Personality and Individual Differences ha verificato che la gratitudine migliora la funzione immunitaria e abbassa la pressione arteriosa.


Per l’Università canadese Grant Mac Even migliora la qualità del sonno.
Secondo l’University of Texas Health Science Centre ha effetti benefici sulla regolazione dell’umore.


L’University of Birmingham sostiene sia associata a minori errori di giudizio e maggiore fiducia nelle proprie capacità personali, oltreché a un miglioramento nel rendimento a lavoro.


E come se non bastasse, la Wharton School dell’University of Pennsylvania ha evidenziato che i manager che ringraziano i propri collaboratori generano in loro maggiore motivazione, con un successivo aumento dei risultati di business. 

La gratitudine può piacerti o meno, può essere per te un atteggiamento abituale o meno, quello che ci interessa mettere a fuoco, attraverso questi dati, è che con grande probabilità può produrre anche in te sensazioni di benessere.

E come fare?
Da dove cominciare?

Per esempio da te, dalla tua Persona che è la cosa che vale di più in assoluto.
O dal tuo tempo in quanto unica cosa che possiedi davvero.

Puoi dire grazie a quello che vale, ora che conosci quanto vale dire grazie.

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